Il perdono
Il perdono è figlio della comprensione, non del pentimento: ti prego di verificarlo.
Un fiore puro come il perdono non può nascere da un terreno avvilito, impoverito, spaventato, ma dal più grande abbraccio che un essere possa concedere a se stesso e a tutto il suo passato. Occorre entrare in uno stato di rilassamento così profondo, di consapevolezza così piena, da comprendere con il cuore che tutto ciò che è avvenuto era inevitabile, guidato ad avvenire esattamente così. E da qui decidere di rinnovarsi, di concedersi di essere altro dalla persona che ero anni fa, ieri o poco fa. Liberati dal pentimento, e libera tutti gli altri.
Il pentimento è un sentimento di grande arroganza: un piccolo ‘io’ che dice “mi dispiace per tutto ciò che è avvenuto”. Ma all’ego non è dato il diritto di prendersi il merito o dispiacersi di qualcosa, solo di osservare, comprendere, fare tesoro di un insegnamento, di tutta l’esperienza concessa e aprirsi alla Vita.
E quando questo avviene emerge il dono di liberare gli altri dai propri debiti e se stessi dalla colpa interiore di essere eterni debitori.
Perdonare non significa poi che non farai ciò che è necessario. Ciò significherebbe che hai dimenticato cosa ti è successo. Dimenticare significa avere poca memoria, non è una virtù. Ricordi ogni momento amaro della tua vita, eppure non porti amarezza nel tuo cuore: questo è perdonare.
Il punto qui non è che qualcuno sia degno oppure no di ricevere il tuo perdono, compreso te stesso. Il punto è se il tuo cuore è pronto oppure no a perdonare.
Un abbraccio liberatorio