Sequenza del respiro
Posizionarsi in piedi o seduti, chiudere gli occhi e rilassarsi.
Le mani vanno a mettersi sulla pancia sopra l’ombelico. Cominciamo a porre attenzione al nostro respiro. Semplicemente questo, porre attenzione: l’aria entra ed esce dal naso (non dalla bocca).
Dopo poco, la respirazione diventa addominale.
E’ lenta, profonda, consapevole.
Entra dalle narici, scende lungo il corpo, riempie l’addome dilatandolo, rimane un attimo lì e fuoriesce nuovamente dal naso.
L’azione che stiamo compiendo non è meccanica, è consapevole. Man mano, la consapevolezza che mettiamo nel respiro diventa sempre maggiore e notiamo che il movimento non comporta solo un cambio di aria ma anche un movimento energetico.
Questa energia la possiamo percepire in vari modi:
- una vibrazione che scende nella pancia e risale alle narici (l’energia ha una sua vibrazione in entrata e ne ha un’altra in uscita)
- un fascio di luce che arriva ad illuminare la pancia e poi risale.
Ora poniamo attenzione non solo al tragitto che il respiro compie ma ci soffermiamo sulla pancia, proprio dove abbiamo le mani.
Entriamo in quel luogo e ci stiamo. Poniamo la nostra attenzione, la nostra consapevolezza all’interno di essa e ci chiediamo come si sta, cosa percepiamo. Nella pancia risiedono quelle parti di noi che abbiamo represso, le parole non dette, i “no” che abbiamo costretto a diventare “si”, le rabbie, le frustrazioni, le emozioni negative, i nostri Demoni interiori.
Ora è arrivato il momento di esprimere quelle parti, di farle uscire, di renderle libere giacché non abbiamo più bisogno di loro.
Tramite la respirazione consapevole diamo loro aria, luce. Respiro dopo respiro, andiamo ad illuminare quella buia caverna e a tirare fuori. Ogni respiro che entra è una boccata di aria fresca per loro ed ogni espirazione le porta sempre più sù, a galla.
Non dobbiamo per forza cercare un trauma o un fatto sgradevole accadutoci, respiriamo e basta consapevolmente, con l’intento di illuminare, di aprire le porte di quella prigione.
E respiriamo.
Dopo alcuni minuti, o dopo quando sentiamo di aver portato alla luce abbastanza, spostiamo le mani, trascinandole, più in alto, sul 3° chakra, all’altezza della bocca dello stomaco.
Esso è la porta di ingresso della nostra prigione interiore, Le parti di noi che abbiamo portato a galla devono passare da lì per potersi liberare. La respirazione non varia, rimane sempre di pancia, l’addome si gonfia e si sgonfia, ma visualizziamo sotto le nostre dita un cancello che si apre ogni volta che l’aria passa permettendo a quelle parti di noi di uscire e spostarsi più in alto fino al 4°chakra o di uscire direttamente dal naso.
Quando abbiamo sentito che non vi è altro da smuovere (almeno per questa volta), spostiamo lentamente le mani all’altezza del 4° chakra .
A questo punto la respirazione, da addominale che era, si fa toracica .
Alcuni demoni interiori ormai si sono liberati, altri sono ancora rimasti nella pancia e per ora non intendono uscire, altri ancora si sono fermati all’altezza del cuore.
Questi ultimi riusciamo a percepirli come una pesantezza che sentiamo proprio al centro del petto. Cominciamo tramite il “sorriso interiore”, tramite il cuore, a trasmutare queste parti di noi ancora buie e a farle uscire. Diamo loro luce, le rendiamo più leggere e le spingiamo fuori.
Per “sorriso interiore” si intende abbracciare quelle parti di noi che abbiamo represso, significa semplicemente sccettarle perché anche esse sono espressione di noi. E così, al centro del petto, tramite la respirazione toracica, sentiremo il cuore accendersi proprio come una fiammella, come un piccolo sole che, piano piano ad ogni respiro, si fa sempre più grande. Con il suo calore, il corpo e quelle parti che abbiamo portato in superficie, si sentono riscaldate, accolte, amate, abbracciate dall’ interno.
Dopo alcuni minuti , quando sentiamo il 4° chakra alleggerirsi spostiamo le mani lentamente fino al 5° chakra.
Questo è un chakra importante, quello della gola, il chakra responsabile dei disturbi alla tiroide ad esempio, il chakra legato all’espressione verbale.
Qui ancora qualcosa è rimasto, parole non dette. Percepiamo un groppo alla gola, percepiamo la pesantezza che si è creata.
Può essere che a questo punto si abbia bisogno di sbuffare o di sbadigliare o altro. Non reprimete! Lasciate andare e poi riconcentratevi sulla respirazione toracica e sul 5° chakra.
Dopo alcune respirazioni lentamente spostiamo le mani dalla gola, lungo il viso, fino alla sommità del capo, fino al 7° chakra e andiamo oltre fino a formare una simbolica fontana da dove facciamo uscire tutto quello che ancora non era fuoriuscito dalle narici.
Il gesto non è solo simbolico, ma all’accompagnamento delle mani deve seguire una vera fuoriuscita energetica.
Le mani quindi si riposizionano sulla pancia e con un lungo respiro addominale, ripercorrono tutto il corpo fino a fuoriuscire nuovamente, come una fontana. Questo gesto si può ripetere ancora qualche volta e serve a riprendere cose che eventualmente ci erano sfuggite.
Dopodiché lentamente riaprire gli occhi.
Grazie
Grazie
molto interessante
Meraviglioso! GRAZIE!
Posso farlo da stesa,influenzata?